SOLIPSISMO CIBERNETICO


Il tempo che non passa più. Mi stritola.
Il cranio come il gheriglio di una noce
stretta tra poderose chele di acciaio,
le schegge del guscio che si conficcano nelle sinapsi!
L'ingorgo del flusso mi prostra, mi annienta,
sembra che lo scorrere dei secondi sia pietrificato.
La stessa struttura temporale ha subìto un ictus.
Istanti coagulati come trombi scagliati
contro il molle cielo della percezione!
Osservo la matrice cyborg che mi ha generato,
fisso afflitto i suoi occhi grigi sintetici
screziati di fulmini di terre rare e di scintille
e le pongo una domanda cruciale:
"perché mi hai condannato ad esistere?"