HANADZORFYUM


Si insinua, lento e implacabile.
Il suo bruciore infetta le mie vene corrotte.
Giunge ai recettori come uno strale improvviso.
La sua bianca apparenza mi ustiona l'anima.
Un fiume di lava si diffonde nei muscoli, nelle mucose.
Pian piano inizia il distacco del mio essere dal corpo.
La polvere cacodemonica mi rende un angelo.
Con ali impalpabili prendo il volo nel buio.
I miei capelli sono filosofemi, le mie piume catarsi.
Sono separato dalla biologia, me ne accorgo.
Guardo la carcassa stesa sul letto tra afrori e sangue.
Quella sostanza scura che cola dai buchi nella pelle.
Mi elevo a un piano di realtà infestato da predatori.
Sfuggo leggero e veloce alle loro zanne, ai loro artigli.
Ora sono sottile noumeno sfrecciante tra nebulose e quasar.
Chi mi riporterà giù?